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domenica 20 luglio 2014

Anteprima : Volterra, natura, arte e cultura. Tremila anni di storia


 Volterra, natura, arte e cultura. Tremila anni di storia


 Gioiello d’arte etrusca, romana, medievale e rinascimentale, posizionata in un colle a 550 metri domina la Valle del Cecina fino al mare. Città magica e misteriosa porta in se tremila anni di storia, Volterra e la sua bellezza.
Velàthri è il suo nome etrusco,in greco antico, Βελάθρη, fu una delle dodici città principali della confederazione etrusca. Il suo nome etrusco è ben leggibile nella serie di monete conservate al Museo Guarnacci. Verso la metà del III secolo a.C. entra nella confederazione italica con il nome di Volaterrae.
Del periodo etrusco, ben visibili ancora oggi rimangono le mura, costruite con ciclopici blocchi di pietra locale,la Porta all’Arco,costruita nei primi cinquanta anni del IV sec A.C, orientata a sud, verso il mare, la Necropoli dei Marmini e i reperti archeologici conservati nel Museo Etrusco Guarnacci, dall’Ombra della sera con il suo profilo unico, alle urne cinerarie, ai gioielli. Dell’età Augustea rimane il teatro di Vallebuona. La struttura urbana, la cinta muraria, i suoi palazzi, le case-torri, le chiese e le sue viuzze sono di epoca medievale.


La Cinta muraria  fu edificata nel XIII secolo, durante il periodo consolare, come rifacimento e rafforzamento della muraglia etrusca, fu proseguita metodicamente fino al 1254,anno in cui i fiorentini imposero con le armi  il governo di parte guelfa. Nel 1260 il regime ghibellino, succeduto a quello guelfo, ingaggiò quaranta maestri affinchè fosse rafforzato il sistema difensivo della città  ritenuto vulnerabile.


 Le Porte della cinta muraria sono:
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Piano di Castello, vicino a questa porta sorse il Palazzo vescovile atterrato dai fiorentini dopo il 1472 per la costruzione della Rocca Nuova, il Maschio.
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Contrada dei Fornelli, Porta all’Arco.
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Porta di San Felice accanto alle Fonti di San Felice, la fonte è stata oggetto di continui interventi nel tempo, al fine di utilizzare l’acqua per usi potabili, abbeveratoio, lavatoio e nella seconda metà dell’ottocento per scopi curativi. Dette anche Guarnacciane da Monsignor Mario Guarnacci che le scoprì nel 1760. Da documenti epigrafici sembra che il complesso termale sia stato dedicato all'imperatore Gordiano e per tanto riferibile al III sec D.C. Sono ancora ben visibili i resti della fornace per il riscaldamento (ipocaustum), due bagni per le immersioni fredde (frigidarium), una stanza destinata al bagno tiepido (tepidarium), una sala sospesa sull'ipocaustum destinata al bagno caldo (calidarium) e un ambiente per la sauna (sudatorium)
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Porta di San Francesco detta anche di Santo Stefano o Porta Pisana, edificata dopo il 1260.
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Porta Fiorentina detta di S. Agnolo, costruita dopo il 1261.Al di sopra aveva una torre per l’abitazione dei custodi,come le altre porte della città, nel 1530 la torre sovrastante saltò in aria per un incendio casuale delle polveri. Questa porta apparve più vulnerabile delle altre e nel 1543 fu eretto un bastione detto il San Marino.
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Porta Docciola, la fonte e la porta sono state costruite da capomastri diversi per diverse  funzioni .Il capomastro ha posizionato la porta,dopo il 1260,in modo che l’asse geometrico e visivo incidesse sul pilastro centrale della fonte, terminata nel 1244.
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Porta Marcoli, metteva in comunicazione la città con la fonte di Marcoli,si ritiene che sia stata aperta nel corso del 300.
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Porta a Selci, costruita nel XVI Sec.

Nonostante la civiltà rinascimentale abbia interessato Volterra in maniera notevole, l’atmosfera e la struttura medievale ne sono rimasti inalterati. Di epoca rinascimentale sono i Palazzi Minucci - Solaini, Incontri-Viti, Inghirami, il Complesso conventuale di San Girolamo e la Fortezza Medicea, che dall’alto della collina domina Volterra. 

La Fortezza, oggi Istituto di pena, fu costruita nel 1474, due anni dopo che la città di Firenze aveva conquistato Volterra, alla fine di una dura guerra per il controllo delle miniere di allume, minerale usato nella lavorazione dei tessuti. Non era destinata soltanto a proteggere la città ma soprattutto per tenerla sotto controllo e impedire ribellioni. La parte più a est esisteva già prima, fu completata nel 1292,e costituiva il castello più antico, il Cassero, destinata a proteggere la zona intorno a Porta a Selci.
Nel 1343 Gualtieri di Brienne , Duca di Atene e signore di Firenze, prese il controllo del Cassero costruendo una nuova torre poi unita al Cassero.
Nel 1430 si dette inizio alla costruzione dello sperone definito “la scarpa”, terminato nel 1432. Tutto il settore est, il più antico viene chiamato “ Rocca vecchia” o “ Femmina” , mentre la parte nuova, interamente realizzata in pietra, è composta da due parti: il “Mastio”, all’estremità ovest , costituito da una grande torre circolare all’interno e da una cortina muraria a forma quadrata ai cui angoli sono collocate quattro torri circolari.
Fra il Mastio e la Rocca vecchia fu costruita una doppia cortina che univa le due rocche che consentiva di ricoverare una consistente guarnigione. Le torri e le mura presentano un camminamento sostenuto da beccatelli sporgenti verso l’esterno che erano destinati alla difesa piombante, cioè al lancio delle pietre ed altro materiale contro gli attacchi. Il camminamento fu costruito anche nelle parti più antiche.

         CHE COSA VEDERE ALL’INTERNO DELLA CITTA’ VOLTERRA    


L’Acropoli Etrusca, Piazza dei Priori; Palazzo dei Priori il più antico palazzo comunale della Toscana, costruito agli inizi del duecento, dove è possibile visitare alcune sale e dove sono conservate opere d’arte.
Piazza San Giovanni, la Cattedrale, il Battistero, le Porte della città, Palazzo Ruggeri, la Chiesa di San Michele, il Teatro romano; Palazzo Minucci, qui  hanno sede la Pinacoteca e Museo civico dove vi sono esposte le principali opere d’arte della città, tra cui preziose tavole lignee del Rinascimento, i quadri di Luca Signorelli, Domenico Ghirlandaio e la deposizione del Rosso Fiorentino. 

L’Ecomuseo dell’Alabastro,Palazzo Viti, le Case torri Toscano; Museo Etrusco Guarnacci, uno dei principali musei etruschi al mondo, conserva l’Ombra della sera, la celebre urna degli Sposi insieme ad una grande raccolta .Museo della Tortura, Palazzo Cangini, Palazzo Inghirami, il Parco Archeologico, Fortezza Medicea, le Fonti di Docciola, Case torri  Buonparenti, Chiesa di San Francesco, Fonti San Felice ;Museo Diocesano d’arte sacra, dove è possibile vedere opere provenienti dalla Cattedrale e da Chiese della Diocesi, quadri, arredi sacri, libri liturgici Medievali e Rinascimentali. In giro per la città è possibile vedere le esposizioni nelle botteghe artigiane dove viene lavorato l’Alabastro.




L’Alabastro
Volterra è una città di pietra, di pietra sono le strade, di pietra sono le sue torri e i suoi palazzi e di pietra sono le sue mura austere. Tutto è fatto di una pietra giallo-grigia, il panchino, da cui spesso abbassando lo sguardo nel pavimento  affiorano conchiglie di rara bellezza.
La provenienza del nome "alabastro" è certamente egizia e forse deriva dalla città di Alabastron, celebre anticamente per la fabbricazione di vasetti e di anfore destinati a conservare i profumi. L'alabastro gessoso, quello che viene lavorato in Volterra ed in particolare quello estratto dal sottosuolo di Castellina Marittima, si è formato nel periodo miocenico in seguito ad un processo di sedimentazione e concentrazione del solfato di calcio contenuto nelle acque marine. Si tratta di una candida pietra che per la sua particolare morbidezza si presta ad essere più facilmente lavorata del marmo.
Gli Etruschi se ne servivano per costruire sarcofaghi e urne cinerarie con ricche decorazioni raffiguranti l'immagine del defunto insieme a scene di vita quotidiana. In questo loro artigianato gli Etruschi usavano solo l'alabastro più pregiato, quello privo di impurità, lo coloravano superficialmente con sostanze minerali e certe volte lo ricoprivano di sottilissime lamine d'oro. I pochi rari reperti in alabastro di epoca medievale e rinascimentale testimoniano la totale decadenza in quel periodo dell'impiego di questo materiale. L'artigianato alabastrino comincia però a rifiorire nel 1600 quando, oltre ad opere esclusivamente artistiche si estende la lavorazione ad oggetti di arredamento da lanciare sul mercato. Alla fine del 1700 grande animatore dell'industria dell'alabastro fu Marcello Inghirami Fei che seppe unire ad un eccezionale talento artistico, un notevole intuito per gli affari e grandi capacità organizzative. Tra i numerosi meriti di questo nobile volterrano sono da sottolineare quelli di avere cominciato per primo l’uso dei giacimenti sotterranei di Castellina, che producono un alabastro d'incomparabile bellezza, di avere creato impianti di lavorazione più moderni e capaci di produrre manufatti di notevole pregio, di avere creato una grande scuola laboratorio dove più di cento allievi lavoranti potevano apprendere, sotto la direzione di abili maestri italiani e stranieri, l'arte della lavorazione dell'alabastro, di avere dato inizio ad un importante processo di crescita.
“ […]Desideroso di giovare con le notevoli ricchezze in suo possesso allo sviluppo di Volterra, nel 1791 aprì a S. Francesco, nei locali del soppresso monastero di S. Dalmazio, uno studio per la lavorazione degli alabastri con l'intento di risollevare un'industria locale che allora versava in condizioni di assoluta decadenza. A tale scopo Marcello Inghirami  Fei invitò alcuni tra i migliori artisti del suo tempo (Tei, Cornelio e Desmarais dalla Francia, Valinter da Roma, Castellari da Torino, Barducci e Costoli da Firenze) affinché prestassero la loro opera come istruttori di disegno, di ornato e di scultura nel suo laboratorio e il successo della sua iniziativa fu tale che durante il periodo della sua attività (1791-1799) la "fabbrica" Inghirami fornì lavoro ed istruzione professionale a circa cento artigiani promuovendo inoltre un'ampia diffusione commerciale dell'alabastro lavorato con l'apertura di magazzini per la vendita a Firenze, Livorno, Roma, Napoli, Venezia, Trieste e Vienna. […]” Fonte : SIUSA.archivi.beniculturali.it
Sono trascorsi più di due millenni da quando gli Etruschi ne iniziarono la lavorazione, ma l'alabastro, pur tra numerose difficoltà, si lavora ancora in Volterra e, pur non costituendo, come è stato in un recente passato, il settore trainante della sua economia, è senz'altro ancora l'elemento caratterizzante della sua cultura e della sua stessa storia. Fonte :  comune.volterra.pi.it

                    COSA POTER VEDERE FUORI DALLA CITTA’
Chiesa di San Giusto, in prossimità di questa chiesa si trova un notevole ipogeo, composto da alcune camere scavate nel sottosuolo con basi per la deposizione delle urne e sorretto da pilastri ricavati nelle roccia stessa: è databile al secolo V a.C. Le Balze, Badia Camaldolese, Necropoli Etrusca, Chiesa di San Girolamo e Chiesa di San Alessandro.
Volterra offre anche delle bellezze naturali,centro della Val di Cecina il suo territorio circostante è di rara bellezza, con riserve naturali. La sua campagna di dolci colline argillose, i calanchi, vastissime aree di bosco, gli affioramenti rocciosi e  gli ambienti montani delle sorgenti del fiume Cecina. La strada che ci porta da Volterra a San Gimignano ci regala un panorama incredibile,appena usciti da Volterra troviamo il Cerchio di Mauro Staccioli, opera d'arte contemporanea.



Le sue specialità gastronomiche della tradizione Toscana come la selvaggina cucinata con arte, la trippa, la mattina del  primo maggio  è usanza  far colazione con la Trippa Volterrana presente in ogni bar della città,le origini di questa tradizione vengono attribuite agli alabastrai . La zuppa alla volterrana, i  formaggi, cereali, l'olio  e il vino.


Le  distanze dalle altre importanti città:
Volterra - Pisa  65 km, Volterra -Lucca 80 km ,Volterra- Livorno 70 km, Volterra- Roma 300 km ,Volterra - Firenze 70 km, Volterra - Siena 50 km ,Volterra- San Gimignano 25,Volterra- Bibbona, Bolgheri (Strada del vino e dell’olio Costa degli etruschi)  37 km ,Volterra – Baratti 62 Km.  

“ Isabella  forse in quell'ora viaggiava per Volterra, a traverso le crete della Valdera, a traverso le biancane sterili; vedeva di là dalla collina gessosa riapparire all'improvviso su la sommità del monte come su l'orlo d'un girone dantesco il lungo lineamento murato e turrito, la città di vento e di macigno.” 

Gabriele D’Annunzio  



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